Caduti della battaglia di Arona, la commemorazione
La brigata “Servadei” che aveva mantenuto per lunghi mesi in costante allarme i presidi tedeschi e fascisti del Vergante, ricevette l’ordine dal Comando di attaccare il cosiddetto “Alcazar” di Arona, rifugio del nemico. Era la sera del 13 aprile 1945: i partigiani della “Servadei” scendevano dai diversi colli, sovrastanti la bella cittadina che sorge sulla riva del Lago Maggiore. L’ordine di attaccare giunse alle 5.30 del 14 aprile. Fu un inferno. Ma i partigiani avanzarono decisamente verso il centro cittadino. I fascisti, battuti ovunque, si ritirarono verso la caserma. Quando già si stava profilando il successo dell’azione, una decina di tedeschi, con bandiera bianca, chiese di parlamentare. Ai partigiani che si presentarono al colloquio, i nazisti proposero di continuare il combattimento contro i fascisti: i tedeschi non avrebbero opposto resistenza. L’inganno era palese e il comando partigiano non accettò le condizioni.
La battaglia riprese con maggior accanimento, ma di nuovo in via Paleocapa si presentò una pattuglia tedesca sventolando bandiera bianca. I partigiani cessarono immediatamente il fuoco e il gruppo dei parlamentari avanzò verso i tedeschi. La pattuglia tedesca si trasse allora da una parte e da una viuzza sbucò una camionetta da cui cominciarono a mitragliare i partigiani ormai allo scoperto. Intanto, ai tedeschi giunsero rinforzi dai presidi vicini e le sorti si capovolsero nonostante il coraggio e l’impeto dei valorosi garibaldini della “Servadei”, costretti a spezzare l’accerchiamento dei gruppi nemici provenienti dall’esterno. Persero la vita nella battaglia 12 giovani partigiani e 4 civili antifascisti.
Oltre settemila persone, il 16 aprile, seguirono i feretri dei caduti nella Battaglia di Arona.
Questa è la storia della Battaglia di Arona, ricordata martedì 14 aprile dapprima al cimitero cittadino e poi con l’inaugurazione della mostra Anpi nella sala Tommaso Moro