Diamoci del Tu…
Entro in un negozio, chi mi conosce sa bene che non sono propriamente una giovincella, la commessa mi saluta con un “ciao” tipo automa.
Ora … certamente la commessa ha rispettato la regola fondamentale per un commerciante di salutare il cliente nel suo ingresso in negozio (cosa non del tutto scontata …), ma perché dare del tu ad una cliente senza troppo preoccuparsi in primis del suo status di cliente e poi anche dell’età assolutamente visibile?
Siamo ormai in presenza del totale dilagare del tu, sempre e comunque.
La tentazione è quella di chiedere “ci conosciamo?”. E la cosa divertente è che, nonostante io mi rivolga a loro con il lei, il più delle volte loro si sentono in diritto di proseguire con il tu: “come posso aiutarti?”.
Non vorrei sembrare rigida e bacchettona, ma iniziando a dire che la lingua italiana consente tipologie di saluto come buongiorno, buon pomeriggio e buonasera che non sono assolutamente da considerarsi distaccate e scostanti, bensì educate (il buongiorno al mattino noi in famiglia lo usiamo quotidianamente! questione di abitudine …), l’uso semplificativo del tu può creare situazioni imbarazzanti e sdogana comportamenti di inappropriata confidenzialità.
Questa consuetudine si potrebbe imputare ad una chiara trasposizione dalla lingua inglese, che non prevede l’uso della terza persona in situazioni formali. Gli inglesi utilizzano “you” che diviene equivalente al lei se seguito dai titoli madame (signora) o mister (signore). Ma noi non siamo inglesi … Oppure alla divulgazione dei social network su cui viene utilizzata la forma amichevole del tu. Sempre più sovente i conduttori televisivi utilizzano il tu con estrema facilità.
Si sa che le cattive abitudini fanno presto a prendere piede …
Siamo portati a dare del tu in quanto ritenuto più moderno, evita distinzioni di sesso, di età, di posizione sociale … ma ne siamo proprio sicuri?
Nella lingua italiana, fino al ‘900, sussisteva un sistema tripartito per rivolgersi ad altri: tu – lei – voi, che contemplava una differenza gerarchica e situazionale.
Rispetto, formalità ed educazione ricevuta, sono alcuni dei criteri che vengono utilizzati per scegliere di volta in volta quale forma utilizzare. Le differenze di valutazione non sono però così nette e talvolta troviamo il ragazzino che si rivolge con il tu all’adulto, piuttosto che l’adulto che dà del lei al giovane.
Siamo passati da un opposto all’altro: da utilizzare il voi, decisamente arcaico, ma che simboleggiava un doveroso rispetto, ad una invasione del tu rivolto a chiunque.
Appiattire la conversazione alle forme semplici rischia di appiattire prima di tutto il linguaggio e conseguentemente i rapporti.
Pensate all’utilizzo del lei e del voi nello storico romanzo dei Promessi Sposi: si danno del voi Agnese e Perpetua, Renzo e Lucia, il Cardinale e l’Innominato, ma viene invece utilizzato il lei tra il Conte Zio e il Padre Provinciale a sottolineare il gran rispetto. Il tu viene utilizzato tra vecchi amici come Renzo con Bortolo e Tonio. Agnese dà del tu a Lucia che risponde alla mamma con il voi per rispetto profondo verso il genitore. Don Abbondio da del voi ad Agnese che risponde con il lei in quanto di maggior rispetto.
Quindi come sarebbe bene comportarsi?
E’ primariamente questione di buon senso:
- Ci si rivolge con il lei alle persone agé, a quelle autorevoli, a coloro che non si conoscono
- Si utilizza il tu con le persone giovani (al di sotto dei 25 anni), con gli amici, con i parenti
- Sul lavoro, tra colleghi, si generalizza dandosi del tu. Dare del lei è una forma di rispetto doverosa verso il professionista, il capo ufficio, il cliente.
- Non ci si rivolge mai con il tu ad una persona che non si conosce, si utilizza il lei per poi passare alla forma confidenziale una volta instaurata una certa conoscenza e sempre previa il quesito “possiamo darci del tu?”. L’iniziativa deve in ogni caso essere presa dall’interlocutore più importante o più anziano, ma se è l’inverso meglio non forzare la situazione e passare al tu senza destare disagio.
Attenzione che a seguito della richiesta di rivolgersi col tu l’interlocutore, anche se più giovane o inferiore di rango, é tenuto all’osservanza
della richiesta.
Più saremo in grado di variare e scegliere la forma più consona alla circostanza, maggiore sarà la capacità di costruire rispetto, mantenere confini e contraddistinguersi per correttezza.
Una preghiera: insegnate ai bimbi ad utilizzare il lei! Se non è stato mai utilizzato nella vita difficile aspettarsi l’uso appropriato in un futuro.
Per farvi sorridere vi lascio con un aneddoto su come possono cambiare le situazioni variando l’utilizzo delle due forme
“Un Direttore generale di banca era preoccupato per un suo giovane collaboratore che, dopo un periodo di lavoro insieme, in cui non si era mai fermato neanche per la pausa pranzo, inizia ad un certo punto ad assentarsi tutti i giorni a mezzogiorno.
Il Direttore Generale chiama quindi un detective privato: “Segua il Sig. Bianchi per una settimana intera, non vorrei che fosse coinvolto in qualcosa di losco”.
Il detective fa il suo lavoro, torna e fa rapporto: “Allora Direttore, Bianchi esce normalmente a mezzogiorno, prende la sua macchina, va a pranzo a casa sua, fa l’amore con sua moglie, fuma uno dei suoi eccellenti sigari e torna a lavorare “.
Risponde il Direttore: “Oh, meno male che non c’è nulla di sconveniente in tutto questo!”
Il detective a questo punto chiede: “Direttore, perdoni, posso darLe del tu?”
Sorpreso il Direttore risponde: “sì certo, come no!”.
E il detective: “Allora ripeto: Bianchi esce normalmente a mezzogiorno, prende la tua macchina, va a pranzo a casa tua, fa l’amore con tua moglie, fuma uno dei tuoi eccellenti sigari e torna a lavorare. “
Voilà!