Intervista a Franco Bellingeri (Aprile 2009)
Franco Bellingeri, sessantenne, un passato di trent’anni come preside di scuola media, ha continuato negli anni un personale percorso di ricerca sulla fenomenologia del vedere, nella scuola e sul territorio in cui ha operato.
Laureato in Filosofia e diplomato in Critica e tecnica del film, ha curato fin dai primi anni Settanta l’organizzazione di cineforum. Docente per diversi anni di Psicolinguistica in scuole di specializzazione per insegnanti di sostegno, si è interessato in particolare di prevenzione del disagio preadolescenziale e della dispersione scolastica.
“Vedere non solo con gli occhi. Diario di un vedente parkinsoniano” e il libro autobiografico di Bellingeri, ma molti anni affetto dal morbo di Parkinson.
Una malattia questa che, a tratti, gli impedisce di vedere, a causa della chiusura prolungata e senza controllo delle palpebre:
“ma io continuo ugualmente a vedere. Vedere da parkinsoniano apre scenari sofferti, ma dischiude possibilità di analisi differenti di un mondo come il nostro che si esibisce senza mostrarsi o che si mette a nudo per non rivelarsi. Questa condizione può diventare un osservatorio privilegiato per alimentare la speranza in una visione che non nasca solo dagli occhi: una speranza non solo per chi convive con la malattia. In fondo c’è sempre qualcosa di positivo in tutto”
Il Parkinson viene nel libro definito come “l’ospite sgradito”:
“Sono costretto a convivere con lui quotidianamente. Guardarsi allo specchio è il momento più brutto per chi soffre della mia malattia. Come anche girare le pagine o mettere le chiavi nella toppa. Questi sono tutti dei limiti ma anche delle scoperte”
Il diario, in parole-immagini, di un vedente parkinsoniano che, interrogando se stesso, tenta di investigare l’essere e l’apparire contemporaneo.
“Non prendersi sul serio è importante per un parkinsoniano. Io comunque continuo a vedere tutto il bello che mi ruota attorno”
Diletta Pirino
Aprile 2009